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kamo1957

RICORDO DI VIAGGIO. DOHA, DUBAI, ABU DHABI

Aggiornamento: 19 lug 2021

1. LAVAVETRI SUI GRATTACIELI DI DOHA (QATAR). Si fatica anche a vederli eppure questi invisibili (i lavoratori stranieri) sono il fondamento di ciò che si vede qui. Il Capitalismo di questi paesi del Golfo Persico (Emirati Oman Qatar) ha un merito scientifico : osservarlo attentamente permette di sgomberare il campo da tutto il chiacchiericcio che, in questi anni grigi, si è accumulato sul Capitalismo lasciando la nuda essenza, che coincide con ciò che a suo tempo indicarono Marx ed Engels. Il Capitalismo di questi paesi mostra che, per insediarsi e svilupparsi, il Capitalismo non necessita di un popolo laborioso: può insediarsi altrettanto bene in un popolo che, per migliaia di anni, non ha potuto fare altro che preparare il tè nel deserto. L'etica protestante non è affatto condizione necessaria per lo sviluppo del Capitalismo : può svilupparsi altrettanto bene in presenza di un'etica sunnita (Emirati), wahabita (Qatar) o ibadita (Oman). Il Capitalismo se ne frega se sei un biondo ariano, gli va benissimo anche un nomade del deserto, un beduino. Al Capitalismo non interessano i primati spirituali morali culturali politici sociali artistici musicali e neanche militari. Il Capitalismo può insediarsi benissimo in popoli la cui unica espressione artistica è stato, da sempre, il tappeto ("l'arte dei popoli nomadi"-Chatwin). Il Capitalismo non ha bisogno di particolari tradizioni. L'unica condizione necessaria allo sviluppo del Capitalismo è il lavoro salariato. Tra fine '900 e inizi del 2000 questi paesi hanno svolto, per i popoli che si affacciano sull'Oceano Indiano, la stessa funzione che gli USA svolsero tra fine '800 e primi '900 per i popoli affacciati sull'Atlantico. Luoghi di concentrazione e aggregazione del lavoro salariato. E dunque quando sei condizione di tutto ciò che esiste è nelle tue possibilità far crollare tutto ciò che esiste. In questi paesi il rapporto tra locali e stranieri è 1 locale-10 stranieri. Esattamente l'opposto del rapporto italiano (1straniero-10 italiani). Eppure qui nessuno si preoccupa di invasioni o di perdite d'identità e minacce ai propri sacri valori e sacri principi. Se non prefigurasse uno scenario tragico sarebbe da ridere l'insicurezza e la fragilità dei figli dell'Impero romano e della capitale della Cristianità rispetto alla tranquilla sicurezza di questi figli di beduini. Chi ha 50 anni qui ha conosciuto la dura vita del deserto, mentre già i quarantenni hanno conosciuto un consumismo a confronto del quale il nostro consumismo è una roba da francescani.

2. PAESAGGI URBANI A DOHA, DUBAI, ABU DHABI La "grandeur" monumentale di questi paesaggi fa impallidire paesi in cui il Capitalismo è nato e da più tempo si è radicato. Queste realizzazioni sono rese possibili dal grande afflusso di lavoratori stranieri, attratti da un salario che permette loro di inviare soldi alle famiglie d'origine (proprio come facevano i nostri emigrati). Il salario qui, dopo una prima fase in cui era molto alto, si è stabilizzato al livello del salario medio italiano. Ciò che lo rende molto più robusto sono i servizi sociali (esattamente quelli che smantellano i Chicago boys in Occidente). La prima cosa che fanno qui i lavoratori stranieri è sistemarsi i denti grazie alla sanità gratuita. La tassazione è praticamente nulla e lo Stato sociale nasce dalla religione e dall'industria di Stato. L'Islam prescrive al credente di destinare il 2 per cento della propria ricchezza in carità e assistenza sociale. Non è una patrimoniale ma è in realtà più efficace perché ha la forza del precetto religioso. I profitti del petrolio sono intascati dallo Stato che li usa per i servizi sociali (come nella nordica Norvegia). Sarebbe troppo semplice spiegare tutto con i benefici del petrolio. Il petrolio, per goderne i benefici, va salvato dall' avidità dell'Imperialismo (le compagnie petrolifere angloamericane e gli Stati che le sostengono). La battaglia condotta da questi paesi per godere del loro petrolio è stata lunga e dura ancora. Sono stati favoriti dall'esistenza del polo sovietico antagonista dell'Imperialismo. Ciò ha permesso di limitare l'arroganza e la prepotenza imperiale. Ma il nome decisivo per questi paesi è stato un italiano, Enrico Mattei, presidente Eni. Grazie a Mattei si superò il sistema delle royalties ("sotto l'11 per cento le royalties sono una truffa"- diceva Mattei) e passare prima ad una tassazione fifty fifty poi al 75 per cento ai produttori. Mattei, un democristiano, un ex partigiano, ha pagato con la vita la sua audacia e in Italia, in Basilicata concediamo il petrolio al 7 per cento di royalties. È inquietante doverlo rilevare ma se c'è stato un italiano che nel Dopoguerra ha realmente creato gravi problemi all'Imperialismo, questi non è stato un comunista non è stato un socialista non è stato un marxista-leninista bensì un Dc, Enrico Mattei. Certo era stato un partigiano a Milano con Longo. Firmò per la Dc l'ordine di giustiziare Mussolini. Però era sempre un democristiano. L'Urss si mosse per impedirne l'assassinio (ed è anche facilmente ipotizzabile che l'informazione arrivò direttamente dai "Cambridge Five", il gruppo diretto da Kim Philby). Il KGB lo avviso'. Mattei lasciò a casa poliziotti e carabinieri a lui attribuiti e si circondò solo dei suoi ex compagni partigiani. Il KGB incontro' separatamente Togliatti e Longo rivelando la minaccia che gravava su Mattei. Non ci fu nulla da fare. Senza un appoggio dentro la Dc il colpo non sarebbe riuscito : non dimentichiamo le responsabilità della Dc. Certo nel caso di Mattei il lavoro sporco venne eseguito dalla Mafia, che acquistò così grande potere contrattuale verso la Dc e verso lo Stato italiano. Mattei non si aspettava che il colpo potesse arrivargli dalla Sicilia. Stava facendo lavorare i siciliani con le nuove trivelle inaugurate e pensava che la Mafia ragionasse sulla base della Sicilia e non su basi atlantiche. Il problema è che il colpo poteva arrivargli da troppe parti e diventava imprevedibile (anche dal Mossad oltre che dall'OAS francese). Resta il fatto che senza la complicità dei capi Dc il suo assassinio era impossibile.



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