Monika aveva 34 anni quel primo aprile 1971, quando si presentò al consolato boliviano ad Amburgo, dicendo di volere un visto e parlare col console. Entrò nel suo ufficio, gli puntò contro la pistola, sparò tre volte. Quintanilla cadde ucciso sul colpo. Sul petto, tre fori a forma di V, "Vittoria". Sulla scrivania, Monika lasciò un biglietto con scritto "Vittoria o morte", lo slogan dell' Eln, l'Esercito di liberazione nazionale dei guerriglieri boliviani, fondato dal Che.
Monika era nata nell'Alta Baviera ma cresciuta in Bolivia, figlia di Hans Ertl, tedesco emigrato compromesso con il nazismo. Fin da giovane, era scossa dalle spaventose ingiustizie sociali in Bolivia. Il padre, che pure la adorava "come fosse un figlio maschio, lei che sa sparare come un uomo", la invitava a lasciar perdere. Monika sposò un ricco boliviano-tedesco, ma nel 1969 divorziò e lasciò la famiglia. Divenne l'amante di Inti Peredo, l'erede del Che. "E' un Cristo con la pistola", diceva. Anche Inti cadde, ucciso dal torturatore Quintanilla, che si fece fotografare fiero accanto al suo cadavere.
Monika giurò a se stessa di vendicare il Che e Inti. Fuggì in Germania. Alloggio' in una comune dell' ultrasinistra in un appartamento nello stesso palazzo del consolato boliviano. Laggiù la dittatura militare credeva di avere messo al sicuro Quintanilla come console. I generali temevano la maledizione di Fidel Castro, che aveva detto "gli assassini del Che, li voglio tutti morti". Temevano i commandos del Ministerio de la Seguridad cubano, non una giovane bavarese. Sparò con una pistola procuratagli da Giangiacomo Feltrinelli attraverso la rete internazionale dell' ultrasinistra, poi fuggì in Bolivia e fu tradita e uccisa nel 1973 in un' imboscata organizzata dal criminale nazista Klaus Altmann Barbie. Il boia di Lione era organico all'organizzazione internazionale di fascisti e nazisti che furono subito reclutati nella Guerra Fredda in funzione anticomunista. Svolsero svariate funzioni, di consulenza e operative, a fianco dei militari latinoamericani. Sepulveda racconta che, a torturare lui e i suoi compagni, si avvicendavano oltre ai militari cileni agenti Cia, agenti del Mossad e fascisti italiani. A Cuba, per ingraziarsi gli alleati yankee, Batista ammazzo' tutti i fascisti cubani ( che ne sapeva lui della geopolitica) per cui la guerriglia poté svilupparsi senza quel nemico insidioso e feroce. In Bolivia invece il Che si trovò a dover fare i conti con un "consiliori" dei militari come il Boia di Lione. Monika, che lo conosceva personalmente dal padre, progettò di rapirlo spostando la guerriglia sui fascisti. Purtroppo non riuscì. C'è da aggiungere che tra i maggiori consiglieri dei peggiori macellai c'era il nostro Licio Gelli, a fianco dei colonnelli in Argentina. Senza dimenticare che lo stragista Fioravanti venne arrestato mentre era in partenza per l'Argentina.
Invano il padre di Monika, informato della morte di lei, chiese la consegna della salma. Gliela negarono, forse per non mostrare che era stata torturata prima dell' uccisione. Monika rimase una combattente senza tomba caduta nella giungla.
Genio