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kamo1957

BOLOGNA. 25 APRILE. ONORE ALLA 7a GAP. L'INTERROGATORIO DI TEMPESTA

Aggiornamento: 27 apr 2022

In una stanza, un tavolo e diversi uomini. Un uomo corpulento in canottiera, le nocche delle mani fasciate e sporche di sangue. E’ seduto di fronte ad un altro uomo, abbandonato su una sedia, la testa reclinata sul tavolo. Ha tracce di violenza sul volto e sul corpo. Una sedia vuota di fianco all’uomo corpulento con appesa allo schienale una fondina e una pistola molto vicina all’uomo. Un uomo in piedi in divisa cammina nervosamente nei pressi del’uomo torturato. Ha una divisa da ufficiale delle SS. Sulla porta un soldato tedesco con fucile.

L’ufficiale sta interrogando il prigioniero. - Così saresti tu il famoso Tempesta!

Continua a girare intorno al prigioniero abbandonato sulla sedia, il capo reclinato sulle braccia. L’ufficiale è sarcastico e sprezzante. Si rivolge all’uomo in canottiera. - Insomma Franz, abbiamo finalmente una personalità! Questo è quello che ci ha creato tutti quei problemi a Berlino, dopo il fatto del Baglioni …. lui, capisci! Proprio lui.

L’uomo in canottiera guarda distrattamente il prigioniero.

(la squadra di Tempesta minò l'hotel, sede della Stadtkommandantur. Mentre si allontanava Tempesta sentì musica dal salone e scaricò il suo Sten sui danzatori, tra cui un amico personale di Hitler).

L’ufficiale prosegue. - Ricordi Franz, quando abbiamo dovuto emettere l’editto contro l’uso della bicicletta in città? Ebbene era lui, Tempesta, il ciclista con la pistola, il terrore dei nostri camerati, la notte in città.

(il gruppo di Tempesta si aggirava la notte in bici, in mano una pistola e abbattevano tedeschi e fascisti attardati e ubriachi, per ripartire velocissimi e imprendibili).

Improvvisamente l’ufficiale solleva con violenza la testa del prigioniero, afferrandolo per i capelli. Ora gli parla direttamente, i volti molto vicini. - Ma ora hai finito di fare l’eroe, ora sei qui, sei nostro! Il prigioniero non manifesta alcuna reazione. La rabbia dell’Ufficiale sbollisce, lascia la presa e la testa del prigioniero ricade, priva di energia. L’uomo in canottiera continua a seguire distrattamente la scena.

L’Ufficiale riprende a camminare. Quindi si ferma di nuovo, all’altezza del prigioniero. - E la notte che esplose la polveriera di Villa Contri? Che inferno, Franz! A Berlino abbiamo dovuto dire che erano stati i bombardamenti americani!

(mi raccontò un SAP di Casalecchio che partecipò all'impresa, che Tempesta rientrò perché l'edificio con più esplosivo non era brillato e, tra i tedeschi e i fascistiiche cercavano di spegnere gli edifici esplosi, riagganciò il detonatore. Poi si allontanò) L’Ufficiale guarda il prigioniero, poi riprende a camminare.

- Sai che ti dico? Mi pare impossibile non avere più il tuo incubo tutte le notti. Forse non sei proprio tu, Tempesta. Non riesco a credere Franz, che questo mucchietto di ossa ci abbia fatto tanto penare? Che ne dici? Come diavolo faceva uno così a fare tutto quel che si dice di lui?

L’Ufficiale sta parlando a Franz, le spalle rivolte al prigioniero che, all’improvviso scatta, afferra la pistola dalla fondina che pende dallo schienale della sedia. Il movimento è così rapido che Franz, per reazione, finisce a terra con la sedia. Con l’altra mano Tempesta ha afferrato l’Ufficiale per il collo e l’ha portato contro il muro, premendogli l’avambraccio sul collo e puntandogli la pistola sotto il naso. L’Ufficiale è impietrito, ha le braccia in alto in segno di resa. Il tedesco sulla porta ha imbracciato il fucile e l’ha puntato in direzione di Tempesta e dell’Ufficiale. Tempesta ha portato l’Ufficiale sulla linea di tiro del soldato.

Nel silenzio e nell’immobilità totale, Tempesta parla lentamente e a voce molto bassa.

- Si, ero proprio io Tempesta, il tuo incubo! Se proprio ci tieni a saperlo ora sei soddisfatto! Ed è proprio così che ti creavo problemi. E non illuderti, fuori di qui ci sono tanti altri come me, giovani, rapidi, veloci che prenderanno il mio posto e saranno nuovi incubi per voi!

La scena rimane così ferma per un po’. Poi Tempesta comincia a ridere, prima sommessamente, poi sempre più fragorosamente. Mentre la risata aumenta si distanzia dall’Ufficiale, finché getta la pistola lontano. Tempesta continua a ridere, disarmato. Tutti gli altri sono fermi nelle posizioni in cui si trovavano. Il soldato abbassa lentamente il fucile. Tempesta continua a ridere.




Dante Drusiani, detto “Tempesta”, nato nel 1925, fucilato nel 1944, operaio tornitore. Ha partecipato a tutte le azioni più famose della 7˚ GAP di Bologna. Medaglia d’Oro al Valor Militare.



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