LO STRAGISMO DALLA SICILIA (PORTELLA DELLA GINESTRA) PASSA A MODENA.
Con una differenza però : a Portella della Ginestra la matrice stragista è una "notte in cui tutte le vacche sono grigie", i contorni dei boia sono sfocati e indistinguibili tra la banda di Salvatore Giuliano, mafia, fascisti della X Mas, servizi italiani, servizi americani ... Lo stragismo siciliano, da questo punto di vista, è come lo stragismo successivo al 1968 (da Piazza Fontana al Rapido 904), anch'esso un magma indistinto e di difficile (ma non impossibile) focalizzazione. A Modena invece è tutto subito chiaro. Ai sindacalisti e ai parlamentari che chiedevano una piazza in cui concludere lo sciopero generale, il questore (un ex fascista) rispose : "Vi stermineremo tutti". La CGIL aveva proclamato lo sciopero generale in risposta alla serrata delle Fonderie Riunite voluta dal padrone Orsi, un ex fascista amico di Italo Balbo. Orsi voleva licenziare tutti i 560 operai (quelli che avevano fatto gli scioperi del marzo '43 e avevano salvato i macchinari dai tedeschi che volevano portarli in Germania), ridurre i premi retributivi, abolire il Consiglio, far pagare la mensa, eliminare la stanza di allattamento per le operaie neomamme, eliminare le bacheche ... Fin dalla mattina fu subito tensione. Angelo Appiani (ex partigiano, operaio) stava discutendo con i carabinieri ai cancelli. All'improvviso un carabiniere muove verso di lui e gli spara al petto a bruciapelo. È il segnale. Dai tetti della fabbrica cominciano a sparare sugli operai. In fondo a via Menotti un graduato dei carabinieri si inginocchio' a terra e iniziò il tiro a segno col fucile sui manifestanti. In via Santa Caterina Roberto Rovatti (ex partigiano, operaio) viene isolato e circondato. Ha una sciarpa rossa. Viene linciato in un fosso a colpi di calcio di fucile. Questa era la democrazia italiana nell'immediato dopoguerra al cui confronto il Sultano Turco Erdogan risulta uno statista moderato e clemente: la curda Ayse Karacagil (che poi morirà combattendo contro l'Isis) per una sciarpa rossa fu SOLO condannata a 90 anni di galera. Alla fine del 9 gennaio si contano 6 morti e centinaia di feriti operai. La risposta dei lavoratori italiani fu straordinaria. Alcune tendenze che si erano manifestate negli anni '48-'49 (nel 1948 furono uccisi in conflitti di lavoro 17 proletari e 14.573 furono arrestati) e ancora prima, nella Resistenza, vennero sviluppate e organizzate.
1. Innanzitutto si sviluppò una rete di Mutuo Soccorso per i familiari delle vittime. Le vedove e gli orfani turnavano per il pranzo o la cena in famiglie proletarie. La comunità si fece interamente carico delle funzioni materiali che i caduti non potevano più svolgere. Anche Togliatti diede l'esempio, adottando la figlia di un martire, Malagoli. Mia "zia Ada" era referente per la zona nord della provincia di Bologna. Si occupava del sostegno ai bambini degli incarcerati per le lotte.
2. Gli ex partigiani divennero il riferimento dei proletari in tutte le situazioni di conflitto e di tensione. Si faceva quel che dicevano e si cercava di rifare ciò che facevano. Divennero una sorta di "Comando di piazza". Il loro sapere e le loro competenze si diffusero nelle comunità proletarie. Qualcosa di analogo avvenne a Cuba dopo le Guerre contro gli spagnoli. I mambi' (gli schiavi liberati che combatterono gli spagnoli) diffusero la loro esperienza militare nei barrio, nei villaggi più sperduti. Senza questo lavorìo sotterraneo l'esperienza stessa dell'Ejercito Rebelde della Sierra sarebbe stata impossibile. In Italia la vecchia talpa riemerse negli anni '60-'70, con il robusto innesto dei giovani operai immigrati dal Sud, creando un dualismo di potere. I lavoratori furono in grado di mettere in campo una forza eguale e contraria a quella dello Stato.
3. Anche le organizzazioni politiche dei lavoratori (PCI, PSI) si misero in sintonia con la nuova sensibilità proletaria che la strage aveva provocato. Ad ogni esecuzione extragiudiziale di proletari nelle strade italiane seguiva una carica dai banchi dell'opposizione contro i banchi del governo. Ho avuto modo di riscontrare che queste cariche erano molto temute dai parlamentari democristiani (noti cuor-di-leone), che seguivano con apprensione ogni manifestazione e pregavano che la Celere di Scelba non eseguisse condanne a morte extragiudiziali. Nelle organizzazioni locali dei lavoratori si cominciò a selezionare i rappresentanti politici dei lavoratori non solo sulla base dell'abilita' oratoria o letteraria ma anche sulla sequenza di jab, uppercut, ganci destri e sinistri che si era in grado di scatenare. Si distinse, in queste cariche, Giancarlo Pajetta (PCI). Era il primo nelle cariche. Il primo a travolgere i democristiani. I primo a lanciarsi sui ministri. Ricordo la sorpresa dei miei compagni studenti che, incuriositi, chiedevano a mio padre quale fosse il suo politico di riferimento : Ingrao o Amendola? Il babbo li guardava un po' perplesso, poi rispondeva sicuro, quasi fosse ovvio: "Pajetta!". Tutto questo si spense gradualmente. Prima si defilarono i socialisti, poi con la segreteria Berlinguer, anche i comunisti. C'è da dire che questa attività non venne ripresa dai partitini che si presentarono (e si presentano ) nell'agone politico per rappresentare i lavoratori. Non ci furono più selezioni basate non solo sull'oratoria e sulla letteratura, ma anche sull'efficacia di un mae geri o sulla potenza di uno tsuki. Non ci furono cariche dai banchi dell'opposizione per il povero Carlo Giuliani. Nessuno si presentò sotto il muso arrogante e protervo del Ministro dell'Interno per chiedere ragione a lui e agli altri membri del governo Berlusconi della condanna a morte extragiudiziale eseguita in Piazza Alimonda. Eppoi ci si lamenta che i lavoratori non vanno più a votare e non si riconoscono nei partiti politici.
(PS. Nella foto l'immagine dei martiri. Tutte le case che frequentavo nella mia infanzia avevano questa immagine, quasi fossero nuovi santi).
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